Il convento di S. Teresa dei Carmelitani scalzi
La Chiesa e il Convento – La storia
“La fondazione del convento di S. Teresa avvenne alla fine del XVII secolo grazie ad una donazione fatta nel 1671 ai Carmelitani scalzi di S. Teresa da un sacerdote brindisino, Francesco Monetta. Per la costruzione i frati scelsero uno dei punti migliori della città, da cui si poteva godere, oltre che dell’aria più salubre, anche della vista del seno di ponente del porto interno. Sicuramente i religiosi si preoccuparono di costruire prima la chiesa che, terminata agli inizi del 1697, fu benedetta sotto il titolo di S. Gioacchino il 19 marzo dello stesso anno.
Pochi anni dopo, anche la costruzione del convento fu completata e la devozione verso santa Teresa, ormai diffusa in tutta Brindisi, portò alla proclamazione della Santa a patrona della città. L’edificio, caratterizzato dalla consueta tipologia conventuale a quadriportico con la chiesa esterna ed all’interno un chiostro con un pozzo al centro, si sviluppava su due piani. I frati vissero tranquillamente nel convento fino all’inizio del XIX secolo, quando, con la legge di Giuseppe Napoleone del 13 febbraio 1807, iniziò la ..(lunga e dibattuta) storia della soppressione delle corporazioni religiose.
Il convento dei padri teresiani di Brindisi fu soppresso con il regio decreto del 5 novembre 1807. I conventi, una volta resi liberi dai monaci, furono destinati ad altri usi. Con decreto del 21 aprile 1813 il re Gioacchino (Murat) Napoleone stabilì che il convento dei teresiani di Brindisi dall’amministrazione del Demanio passasse al Comune e fosse utilizzato come sede della Sottointendenza.
Alcuni locali, però, furono concessi anche al Genio militare per destinarli ad alloggi degli ufficiali, delle guardie e degli operai impegnati in quel periodo nei lavori del porto.
Dopo la cacciata dei francesi, poste le basi per un nuovo indirizzo restauratore, furono stipulati, nel 1817 e nel 1818, due Concordati con la Santa Sede, intesi a risarcire la Chiesa dai danni causati dalla rivoluzione.
Il convento dei padri teresiani di Brindisi fu ripristinato con regio decreto il 20 aprile 1820, ma i Carmelitani scalzi ne ripresero possesso soltanto dopo aver restaurato i locali ridotti in pessime condizioni dal Genio militare e dalla Sottointendenza.
Tra il 1861 e il 1866, però, sopraggiunse la tempesta risorgimentale che colpì indistintamente ed irrevocabilmente le case religiose. Il convento di S. Teresa già dal 1861 sarà occupato, quasi continuativamente sino al 1962, dal Ministero della guerra poi difesa, ramo esercito, nonostante i ripetuti tentativi operati dal Comune di Brindisi per ottenere in concessione l’edificio. Il fabbricato demaniale dell’ex convento rimaneva invece assegnato, nel 1891, al Ministero della guerra come caserma.
Esaminando la pianta del compendio, realizzata nello stesso anno dall’ufficiale Massarelli per il Genio militare di Bari, si nota che non erano state effettuate grandi modifiche alla costruzione originale. Solo il porticato che circondava il cortile era stato chiuso per essere adibito all’accantonamento delle truppe e quasi tutti i locali del pianterreno, comprese le stanze che prima costituivano parte della sagrestia, venivano usate come dormitori.
L’ingresso principale della caserma, posto sull’angolo prospiciente l’omonima chiesa, sarebbe stato, poco prima del maggio 1903, spostato ed aperto sulla piazza Santa Teresa dove è attualmente ubicato. In una pianta del luglio 1910, infatti, è chiaramente indicato l’ingresso sulla piazza e compare la nuova denominazione della caserma intitolata, il 2 aprile 1906, a “Gabriele Manthonè”, martire della repubblica partenopea decapitato nel 1799.
Le vicende dei successivi cinquanta anni della caserma, la “Colombaia” nella memoria dei brindisini, sono strettamente collegate ai due conflitti mondiali. Il compendio militare, così come dispone l’articolo 826 del codice civile, faceva parte, come tutte le caserme, del patrimonio indisponibile dello Stato e poteva essere sottratto alla sua destinazione solo con «determinazione» del Ministero della difesa. Il 16 febbraio 1962 tra il rappresentante del Ministero delle finanze ed il delegato del Ministero della difesa, ramo esercito, veniva redatto il verbale di dismissione. L’immobile si rendeva così disponibile per altri usi. Si poteva pertanto procedere alla locazione, alla vendita o alla permuta; spettava al Ministero delle finanze – Direzione generale del demanio decidere sulla futura utilizzazione. Le prime ipotesi di recupero dell’ex convento S. Teresa furono prospettate già alla fine del 1800. Di fatto, però, l’ex caserma Manthonè, dopo la definitiva dismissione avvenuta nel 1962, rimase in stato di totale abbandono.
Rischio di demolizione per il vecchio Convento
L’amministrazione provinciale di Brindisi, negli anni immediatamente successivi, deliberò l’acquisto dell’immobile per destinarlo alla nuova sede del museo archeologico provinciale, ma la revoca di tale decisione, nel dicembre 1974, fece decadere il progetto.
Il grave stato di degrado del fabbricato, ormai pericolante, portò addirittura alla proposta di abbattimento dell’edificio per riutilizzare l’area di risulta come suolo edificatorio. L’ispettore onorario alla Soprintendenza ai monumenti e gallerie della Puglia e Lucania, ingegnere Nerina Vivarelli Scarascia, si oppose decisamente a tale progetto, chiedendo invece agli organi competenti che l’edificio venisse dichiarato di particolare interesse storico ed artistico; vincolo che si attuò, finalmente, nel maggio 1979. All’inizio del 1978 la direttrice dell’Archivio di Stato, Vittoria Quarta, intuendo che l’ex convento di S. Teresa, una volta restaurato adeguatamente, sarebbe potuto diventare sede prestigiosa e definitiva dell’Archivio di Stato di Brindisi, avanzò al Ministero per i beni culturali e ambientali la richiesta di autorizzazione ad avviare l’iter per l’acquisizione dell’edificio. Ebbe inizio, così, la lunga pratica per la destinazione dell’immobile a sede dell’Archivio di Stato e, contemporaneamente, si presero contatti con il Provveditorato alle opere pubbliche per la Puglia perché fossero avviati i lavori di restauro. Nel giugno 1981, mentre erano ancora in corso i lavori, affidati all’impresa degli ingegneri Raffaele e Marcello Di Giulio di Brindisi, l’edificio venne consegnato all’Archivio di Stato, Ministero per i beni culturali e ambientali, e per esso alla nuova direttrice Marcella Guadalupi. Il restauro dell’immobile procedette per diversi anni fra problemi di ordine tecnico e finanziamenti che tardavano ad arrivare, causando lunghe pause nei lavori; finalmente nel corso del 1990 iniziarono le operazioni di trasferimento.
L’Archivio di stato oggi
L’edificio, che conserva tuttora l’originalità della pianta e dei volumi, si estende su una superficie di circa duemila metri quadrati. Al piano terreno, dove si trovano gli ambienti più ampi, sono state sistemate la sala mostre, la sala riunioni ed i depositi; al piano superiore, le cellette sono destinate ad uffici e laboratorio di fotoriproduzione, mentre le sale di studio, di consultazione e la biblioteca sono collocate nelle stanze più spaziose e luminose. Si è aperto così, per l’Archivio di Stato di Brindisi, un periodo denso di attività finalizzate non solo all’inventariazione, ma anche alla divulgazione e valorizzazione del patrimonio documentario conservato, che ha reso l’Istituto un vero e proprio punto di riferimento culturale sul territorio.
Gli esterni e il cortile
Le attività
Lo Studio
Nella Sala di studio gli studiosi possono chiedere e avere in consultazione i documenti conservati in Archivio. Vi si ottiene l’accesso presentando una domanda di ammissione, normalmente uno stampato, rivolta al direttore dell’Istituto, nella quale vanno indicati, oltre ai propri dati identificativi, l’argomento e lo scopo dello studio da svolgere. Il servizio della Sala è regolato dalle disposizioni contenute nel DPR 30 settembre 1963, n. 1409 e nel R.D. 2 ottobre 1911, n. 1163, ed è sottoposto alle modalità contenute nel Regolamento interno (che potrà essere consultato sul sito dell’Istituto a questo link http://www.asbrindisi.beniculturali.it/index.php?it/150/i-servizi).
Il patrimonio documentario
Brindisi è stata costituita provincia autonoma solo dal 1927, dopo aver fatto parte del circondario di Terra d’Otranto, per cui fino a quella data è priva di magistrature importanti. La passata appartenenza di diciotto comuni del brindisino alla Terra d’Otranto e di due alla Terra di Bari, ha fatto sì che la loro documentazione sia conservata negli Archivi di Stato di Lecce e di Bari. Tuttavia, dal ’59, dall’Archivio di Stato di Lecce sono stati trasferiti a quello di Brindisi importanti nuclei documentari, come le “Scritture delle Università e Feudi (poi comuni) di Terra d’Otranto”, le deliberazioni decurionali, le scritture catastali, le platee, i protocolli notarili, i registri di Stato civile. I versamenti all’Istituto hanno avuto un incremento notevole sul finire degli anni ’70, con gli archivi dei soppressi Enti comunali di assistenza della provincia, e hanno acquistato poi carattere di regolarità dopo che, con il trasferimento alla nuova sede, si è potuto disporre di più ampi locali. Grazie all’istituto del “deposito”, che permette a privati o enti pubblici di cedere volontariamente le loro scritture agli Archivi di Stato, pur rimanendone proprietari, è stata possibile inoltre l’acquisizione dell’Archivio storico del comune di Brindisi, fonte preziosa per le ricerche degli studiosi di storia locale. Ora l’Archivio di Stato di Brindisi custodisce c.a. 54.008 pezzi cartacei, buste, pacchi, registri, per un totale di 6.270 metri lineari di scaffalature, e novantacinque pergamene dei secc. XV-XIX.
La didattica
A partire dal 1980, nell’Archivio di Stato di Brindisi è stato avviato un programma di attività didattica, volto ad instaurare contatti sempre più stretti col mondo della scuola, per imprimere negli alunni, che saranno i cittadini del domani, sensibilità e attenzione verso il patrimonio documentario. Gli incontri con le classi si articolano da un lato in visite guidate dell’Istituto, finalizzate ad una conoscenza delle funzioni, delle competenze e delle finalità dell’Archivio, attraverso l’illustrazione dei fondi archivistici ivi custoditi, delle tecniche di conservazione e di restauro del materiale cartaceo e membranaceo, dall’altro nell’esame di specifiche unità didattiche che, attraverso l’analisi diretta delle fonti storico-documentarie, offrono un contributo pratico e tecnico nei laboratori di storia. Le ipotesi di lavoro si attuano su piani didattici diversi, adeguati alle differenti fasce di età e di conoscenza.
A titolo di esempio si mostra la prima pagina del primo libro stampato dal neonato Regno d’Italia contenente la raccolta delle leggi e dei decreti dal n. 1 al 254 del 1861, in custodia presso l’Archivio di Stato di Brindisi.
Sui muri del lungo corridoio sono appesi i manifesti di alcune mostre fatte in ambito cittadino
La mostra sull’abbattimento del vecchio Teatro Verdi merita anche l’esposizione di un plastico che rappresenta l’edificio
Continuando a percorrere il corridoio, si incontrano i bozzetti regalati all’Archivio dal pittore Nino De Gennaro, con la caricatura di alcuni degli uomini che sono stati più in vista nell’ambito cittadino Passando da una stanza all’altra non è possibile non tenere conto degli incredibili scorci che il panorama offre
Una mappa delle antiche aziende brindisine
I risultati dell’attività didattica si sono concretizzati e si concretizzano nella produzione da parte degli studenti di elaborati sia di tipo tradizionale, quali opuscoli, temi, questionari e ricerche, sia di lavori estremamente originali, come la trasformazione di un atto notarile in un testo teatrale o la produzione di poesie e disegni.
Allo sforzo “Didattico” appartiene anche l’attività dei laboratori, che sono raccolte di documenti, riprodotti in facsimile, su un argomento specifico, che permettono di realizzare percorsi di ricerca storico-documentaria, sia con la guida dei funzionari preposti, sia autonomamente.
Questo è l’elenco dei laboratori didattici per ricerche storico-documentarie proposti per l’anno scolastico 2013/2014:
Dalla spedizione dei Mille all’elezione del primo parlamento nazionale: testimonianze e riflessi in Brindisi Il contributo del medico-patriota Cesare Braico alla causa risorgimentale nelle fonti documentarie e bibliografiche: 1816 – 1887 La vigilanza sulla stampa e sugli organi di informazione durante il fascismo (1928 – 1938) Mestieri da donna tra ‘800 e primi decenni del ‘900 La figura della donna nella propaganda fascista L’emancipazione femminile: un cammino lungo e tortuoso Garibaldi tra mito e leggenda (1860 – 1932) Cenni sulle modificazioni storiche e sull’assetto urbano della città di Brindisi dal periodo romano ai primi del novecento Gli edifici stile Liberty in Brindisi (1905 – 1932) La vita dei minori nel periodo fascista tra scuola, sport e tempo libero (1922 – 1945) I bombardamenti in Brindisi durante la seconda guerra mondiale (1942 – 1943) Il lavoro dei fanciulli. Dalla schiavitù alle leggi di tutela del lavoro minorile (1516; 1902 – 1942) Bambini e ragazzi nelle carte d’Archivio e nei ricordi di famiglia (1516; 1687 – 1690; 1854 – 1956) Alcuni tra i maggiori eventi calamitosi verificatisi nel territorio brindisino nell’arco cronologico che va dal ‘700 al ‘900 Le torri costiere doganali “Penna”, “Cavallo”, “Mattarelle” e “Teste”, posti di guardia lungo il litorale brindisino (1743; 1820 – 1881) Garibaldi e la spedizione dei mille (1860 – 1861) Il fenomeno del brigantaggio dopo l’unità d’Italia (1860 – 1864) Il vecchio teatro comunale “Giuseppe Verdi” di Brindisi (1891 – 1960) L’archivio di una scuola elementare: un percorso didattico (1905 – 1960) Rflessi socio-economici sulla città di Brindisi degli avvenimenti relativi alla prima guerra mondiale (1915 – 1925) Il Monumento al Marinaio (1923 – 1936) Il Parco della Rimembranza (1923 – 1960) L’assistenza pubblica nella propaganda fascista (1925 – 1939) L’avvio dell’area industriale brindisina con l’installazione dell’impianto Montecatini-Polimer (1927 – 1940) Aspetti socio-politici del ventennio fascista (1928 – 1934) Italiani in Albania (1939 – 1945) La seconda guerra mondiale: aspetti e problematiche legate al territorio brindisino (1941 – 1959).
Mostre
L’Istituto programma molte attività allo scopo di far conoscere e valorizzare il patrimonio documentario conservato. Le mostre documentarie, in particolare, permettono di raggiungere un pubblico ampio e diversificato a seconda dei temi trattati. Esse sono spesso accompagnate dalla pubblicazione di un catalogo. Diamo di seguito l’elenco di alcune mostre con relativa pubblicazione che, a partire dagli anni ’80, sono state organizzate in proprio o in collaborazione con altri istituti culturali, enti locali, ordini professionali, scuole.
– Archivio di Stato di Brindisi – “Sovversivi (1900-1943)” A Palazzo Granafei – Nervegna, Brindisi, 22/11/’13 – 26/01/’14
– La fabbrica del teatro. La città sul palcoscenico
– “Vento da Sud”, II edizione con una sezione inedita dedicata a “Vincenzo Gigante nelle carte della Questura di Brindisi-schedario politico” – Brindisi negli Archivi Alinari tra Unità d’Italia e Prima Guerra Mondiale – qui…dove la terra finisce e il mare comincia memoria e immagine dell’impresa – L’Amministrazione della Provincia di Brindisi 1927 – 2009 – La provincia dei Frati Minori Cappuccini di Puglia: 5 secoli di storia. I conventi cappuccini nelle carte dell’Archivio di Stato di Brindisi – Tra cielo e Mare – Per amore, per professione e per diletto… Le scritture delle donne a Brindisi – Bambini e ragazzi nelle carte d’Archivio e nei ricordi di famiglia – Il castello, la marina, la città – Il ritorno a Brindisi dei Frati Cappuccini e la costruzione della chiesa Ave Maris Stella – La scuola San Carlo Borromeo e il suo antico sito. Un percorso didattico attraverso le fonti storico-documentarie – Il liceo-ginnasio di Brindisi: frammenti di storia attraverso le fonti dell’Archivio di Stato – La chiesa Matrice di Mesagne tra storia e restauri – C’era una volta la scuola maschile – Brindisi 1927-1943: da capoluogo a capitale. I progetti, le architetture – Il Convento di S. Teresa dei Carmelitani Scalzi, sede dell’Archivio di Stato di Brindisi – Figlie, spose, madri: testimonianze di vita quotidiana. Brindisi, 1860 – 1915 – Mesagne e Brindisi nella crisi dell’unificazione: fatti e personaggi attraverso i documenti – Brindisi del dopoguerra: 10 anni di storia politica – La fabbrica del teatro: cent’anni di spettacolo a Brindisi – Dalla spedizione dei Mille all’elezione del primo Parlamento nazionale: testimonianze e riflessi in Brindisi Dopo aver salutato la d.ssa Lenzi che gentilmente ci ha accompagnato in questa visita all’Archivio di Stato di Brindisi ci siamo trovati per le scale di fronte ad una versione molto particolare dell’arme cittadina, costituita da un frammento dell’arcoscenico del demolito e sempre rimpianto Teatro Comunale G. Verdi, oggi ristruturato e donato all’Archivio, così come recita la didascalia ai suoi piedi.
Una breve ricerca ci conduce al libro “Brindisi ignorata” di N. Vacca p. 89, “La sala, decorata con bassorilievi e fregi dello scultore napoletano Gennaro Rosano, fu dipinta nel 1898 con gusto sommarughiano dal pittore romano Mario spinetti che vi effigiò episodi della Divina Commedia”. L’occasione ci è grata per proporre anche questa vecchia cartolina, che mostra il frontone del palcoscenico in cui è posto in evidenza il fregio esposto nell’Archivio di Stato, che molti tra i più anziani certamente ricorderanno.
Note:
(a) Gabriele Manthoné (Pescara, 23 ottobre 1764 – Napoli, 24 settembre 1799) è stato un generale e patriota italiano, protagonista della Repubblica Napoletana (anche detta Partenopea), del cui governo provvisorio fu membro.Nella Repubblica Partenopea fu membro del governo provvisorio con il difficile incarico di occuparsi della riorganizzazione di un esercito efficiente. A tal fine, riorganizzò la guardia nazionale nominando anche dei nuovi comandanti. Manthoné dapprima, sbagliando, tenne in poco conto il cardinale Fabrizio Ruffo —il quale aveva costituito un esercito reazionario (Esercito della Santa Fede)— e non provvide a contrastarlo; ma quando vide che il Cardinale avanzava incontrastato alla volta di Napoli, tentò di ricorrere al popolo per un massiccio reclutamento: in particolare, propose con decreto che alle madri “private dei figli per la libertà” si dessero stipendi lauti ed onorificenze. L’iniziativa non ebbe grande riscontro.Nel tentativo di evitare la imminente sconfitta, il Manthoné propose una sortita notturna per liberare parecchie migliaia di Repubblicani tenuti in prigione, e quindi marciare con essi su Capua e Gaeta. Così 5000 Francesi e circa 15.000 Repubblicani, riunendosi ai patrioti di Roma e alle guarnigioni delle altre province d’Italia, avrebbero provveduto a sé stessi e alla Repubblica. Il progetto non ebbe l’approvazione degli altri, che inorridivano al pensiero di lasciare la città in balia delle feroci orde del Ruffo, e dall’altro canto speravano dal nemico patti onorati. Anche a causa del tradimento delle promesse dell’ammiraglio Horatio Nelson, e dello stesso cardinale Ruffo, i paventati accordi non furono rispettati e si arrivò alla fine della Repubblica. Nei mesi seguenti, con una giunta nominata da Ferdinando cominciano dunque i processi contro i repubblicani: su circa 8 000 prigionieri, 124 vengono mandati a morte (tra questi anche Gabriele Manthonè), 6 sono graziati, 222 condannati all’ergastolo, 322 a pene minori, 288 alla deportazione e 67 all’esilio. Tra i condannati vi sono alcuni tra i nomi più importanti della classe borghese e intellettuale di Napoli, provenienti da diverse province meridionali, che hanno dato il loro appoggio alla Repubblica; tra questi Pasquale Baffi, Mario Pagano, Eleonora Pimentel Fonseca, Luisa Sanfelice, Ignazio Ciaia, Domenico Cirillo, Giuseppe Leonardo Albanese, Vincenzio Russo, Francesco Caracciolo, Michele Granata, Gennaro Serra di Cassano, Niccolò Carlomagno, Michele Natale giustiziati, Giustino Fortunato senior, evaso dal carcere, e Vincenzo Cuoco, condannato all’esilio, pena cui incorre anche il vescovo Bernardo della Torre, vicario. (Wikipedia)
Ringraziamenti:
– a Mario Carlucci per la rituale collaborazione;
– alla d.ssa Elena Lenzi e al sig. Claudio De Finis per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione della visita all’AdS;
– a Rai3 TGR per il servizio sulla Mostra “Sovversivi (1900-1943)”, per il quale corre anche l’obbligo precisare però che l’intervistata era la d.ssa Lenzi e non la direttrice Francesca Casamassima, così come erroneamente è stato riportato nel filmato.
Bibliografia e sitigrafia:
Si precisa che tutte le notizie e informazioni del presente articolo sono state liberamente tratte dal materiale messo a disposizione dei cittadini dall’Archivio di Stato di Brindisi sul proprio sito, che si può visitare al link http://www.asbrindisi.beniculturali.it/.
Molto interessante ricostruzione, e appato illustrativo. Complimenti vivissimi.
Grazie, sei molto gentile!
Una storica e completa panoramica sull’immobile e sull’attività dell’Istituto Archivistico.
Qualche problema e notizia le ricordo anche io, per gli oltre dieci anni passati nell’Archivio….
Grazie per il lusinghiero giudizio! Sarebbe bello poter collaborare. Se vuoi intervenire puoi farlo anche sulla pagina facebook di Brundarte.
Spero di leggerti presto.
Francesco Guadalupi
E pensare che quello in copertina del libro sulla scuola maschile era MIO NONNO….
Interessante articolo, con foto, e cartoline dimostrative.
Grazie Cosimo sei sempre molto gentile. Buona serata.